Barolo - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
 Edificato al centro del paese di Barolo, la sua origine risale all'XI secolo. Dopo il crollo del castello Della Volta avvenuto ai primi del '300, diviene di proprietà dei Falletti fino all'estinzione della famiglia nella seconda metà del '800, quando Giulia Colbert, che aveva sposato l'ultimo Marchese, volle per testamento che divenisse un collegio. La stessa Giulia assunse come bibliotecario Silvio Pellico reduce dall'esperienza nel carcere dello Spielberg.
 Nel 1970 fu acquistato dal comune di Barolo che provvide ai successivi restauri. Il castello ospita nelle sue cantine l'Enoteca Regionale del Barolo, un Museo del vino e delle contadinerie e la Biblioteca Storica ordinata da Silvio Pellico.
 Barolo ha, in effetti, non un castello ma due: il castello Falletti (o castello Comunale) e il castello della Volta. Il primo è situato al centro del paese, il secondo sul crinale che conduce da Novello a La Morra sfiorando Vergne, a poche centinaia di metri in linea d'aria: di fatto, i due castelli si guardano. Erano entrambi di proprietà della famiglia Falletti: il Castello della Volta, grazie alla sua posizione, fu senz'altro quello più importante in termini strategici.
 La storia del castello Falletti si ritiene avere inizio, vista l'assenza di documenti storici sulla sua nascita, nel decimo secolo, quando Berengario I consentì al feudatario locale l'erezione di una difesa efficace contro le frequentissime scorrerie degli Ungari prima e dei Saraceni poi. Di quella struttura originaria rimane ben poco: il mastio, ancora oggi visibile, fa parte di essa. La prima testimonianza scritta risale al '200 in un atto di cessione di proprietà da parte dei signori di Marcenasco in favore del comune di Alba che, pochi anni dopo, lo cedette ai Falletti che lo ristrutturarono significativamente e ne fecero dimora stabile di un ramo del casato.
 Nel 1970 fu acquistato dal Comune di Barolo, grazie soprattutto a una pubblica sottoscrizione cui furono in molti a contribuire generosamente. Nel corso degli anni è stato restaurato in modo capillare e il risultato non scontenterà certamente i visitatori. Le sue cantine, pure pregevolmente restaurate, ospitano l'Enoteca Regionale del Barolo, mentre il secondo piano è dedicato al Museo Etnografico-Enologico e, quando presenti, esposizioni artistiche e fotografiche.
Orario: 10.00-12.30 / 15.00-18.30
Giorno chiusura: il giovedì e il mese di gennaio
Visite guidate: per i gruppi è necessaria la prenotazione
Telefono: 0173 56277
.: IL VINO
 Un tempo, questo vino era conosciuto semplicemente come Nebbiolo dall'uva che lo produce. Nelle Langhe, ancora adesso, al di fuori della zona d'origine del Barolo, è chiamato col nome di Nebbiolo d'Alba e di Langhe Nebbiolo. E' nella seconda metà del secolo scorso che s'iniziò a chiamarlo semplicemente Barolo, dal nome del paese dove aveva i possedimenti la contessa Giulia Colbert Falletti. E' stata appunto questa nobildonna a far conoscere e meglio apprezzare il suo Nebbiolo di Barolo presso la corte dei Savoia a Torino. Tuttavia, una parte di merito spetta anche al grande statista Camillo Benso conte di Cavour che nel castello di Grinzane vinificò per la prima volta, con l'aiuto dell'enologo Oudart, un Nebbiolo più secco, secondo le nuove tendenze dell'epoca. E fu questa nuova tipologia di Nebbiolo a conquistare Torino e poi l'Italia. Già alla fine del secolo scorso il Barolo era considerato il più grande dei vini italiani, anche all'estero, dove iniziava la sua esportazione, soprattutto nelle Americhe.
 II vino deve essere sottoposto ad un periodo di affinamento di almeno tre anni: durante questo tempo deve rimanere come minimo due anni in botti di rovere. La scelta del rovere e della dimensione della botte è lasciata all'esperienza del vinificatore. Cosicché il Barolo matura sia nelle grandi botti tradizionali, sia nelle botti di medie dimensioni, sia nei carati di 225 litri.
Il bicchiere giusto
 II bicchiere del Barolo deve essere capiente, panciuto, a forma di tulipano, con stelo piuttosto lungo, di cristallo incolore. E' stato studiato e prodotto il bicchiere "Piemonte".
Piatti da abbinare
II Barolo predilige vivande a base di carni rosse brasate e arrostite, di selvaggina di pelo e di piuma (brasato al Barolo, lepre af civet, fagiano in salmì). Va accostato a formaggi stagionati e a pasta dura (bra duro., parmigiano reggiano e grana padano, castelmagno erborinato). Come vino di fine pasto colla pasticceria secca (paste di meliga).